Osteria dei Vespri
L’ Osteria
Non è mai facile per uno chef parlare della propria cucina, senza correre il rischio di una involontaria autocelebrazione, o di un eccesso di prudenza, soprattutto dopo così tanti anni di esperienza nel campo.
Questa è la mia storia.
Mi chiamo Alberto Rizzo e sono un autodidatta. Mi sono accostato ai fornelli per la tipica contingenza familiare secondo la quale “capita” di trovarsi a cucinare con un parente abile.
Nel mio caso era mia nonna. Lei era una bravissima cuoca, come quasi sempre tutte le nonne. Era di origine cremonese e aveva insegnato molti dei suoi segreti a mia madre, la quale li applicava con qualche spunto di estro e creatività.
Osservandole, ho iniziato a tirare paste fresche per fare i ravioli, a fare le carni, i brasati, a fare dolci, eseguendo le loro ricette. Ho iniziato a emulare le donne che più rappresentavano la cucina che ancora oggi propongo.Il mio gusto negli anni si evolveva, grazie a una maturità e consapevolezza sempre maggiore. La mia crescita come amante del mondo culinario, subiva felicemente incursioni territoriali diverse, poiché oltre alle origini emiliane già citate, sulla tavola di casa mia c’erano anche quelle siciliane, precisamente palermitane.
Mio padre si definiva un “palermitano DOC”, viveva nel cuore della Vucciria.
Sicuramente devo la mia innata passione del piacere di stare a tavola e del mangiare ai miei genitori. Una passione maturata fin da piccolo, quando ci portavano in giro per i ristoranti insieme a mio fratello minore Andrea, che oggi all’Osteria ne cura la cantina. Credo di poter sostenere con orgoglio, che la mia è una cucina dai sapori veri, incisiva, che riconosci in ogni boccone, unendo così le tradizioni lombardo-emiliana con la siciliana e la palermitana.
Le migliori sollecitazioni per creare in cucina le ho avute girando molti ristoranti. Amo la convivialità e il piacere della tavola in generale. La mia è una cucina aperta a tutte le eccellenze nazionali e non. E al di fuori di ogni retorica, ritengo che tutto ciò che possa migliorare un piatto vada preso in considerazione ma mai nell’ ottica di una globalizzazione del gusto.
Sono a favore di un’apertura culturale al diverso perché la tavola è convivialità: il cibo è un Simposio.
La cucina del Gattopardo: dove si rinnovano le migliori tradizioni di convivialità.ALBERTO E ANDREA RIZZO
Il palazzo del Gattopardo
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.”
— G.T. Di Lampedusa, Il Gattopardo
Con queste parole, “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa annunciava un paradosso della storia italiana moderna, quando le élite stringevano freneticamente accordi per proteggere il loro status privilegiato alla vigilia dell’unificazione nazionale nel 1861. Dal 1999 curiamo minuziosamente e con eleganza l’Osteria dei Vespri, lo storico ristorante sito nel cuore pulsante della Kalsa a Piazza Croce dei Vespri a Palermo. Il ristorante è custodito e incastonato come una pietra preziosa all’interno delle maestose mura del settecentesco Palazzo Valguarnera-Gangi. Il prestigioso palazzo è famoso anche per aver dato vita alla indimenticabile sequenza del ballo del film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti (1963), che trae ispirazione del libro di G. Tomasi di Lampedusa.
Gli attuali proprietari di quest’ ultimo, Giuseppe e Carine Vanni Calvello di San Vincenzo, da ormai più di vent’anni non lesinano risorse ed energie per mantenere inalterata la sua bellezza attraverso mirate campagne di restauro. Inoltre, di fronte al palazzo nobiliare, si trova Palazzo Bonet, sede della Civica Galleria d’Arte Moderna, che fa della piazza, un luogo attraversato quotidianamente da avventori e turisti.
La piazza Croce dei Vespri, che si trova tra la via S. Anna, il vicolo Valguarnera e la Piazza Aragona, era un tempo nota come “piano di S. Anna la Misericordia il piccolo”, per distinguerlo dall’odierna piazza S. Anna che è più grande e portava lo stesso nome. Si narra che qui furono seppelliti gran parte dei francesi trucidati dal popolo durante la furia dei Vespri siciliani del 1282.
La magia che li attira, spesso per puro caso, fa sì che si fermano ad osservare la meraviglia di Palazzo Gangi, ancora intatto, sobrio nelle forme esteriori e mozzafiato negli interni.
Ed è proprio in memoria di tali avvenimenti che nel 1737, al centro della piazza, fu posta una colonnetta di marmo con in cima una croce in ferro, la quale anni dopo venne decentrata, dato che impediva un agevole passaggio alle grandi carrozze che si recavano nell’adiacente palazzo Valguarnera.
I fratelli Rizzo non a caso hanno scelto questo luogo magico, pieno di storia, dove portare avanti da più di 20 anni la loro visione sul mondo e sul futuro, attraverso la loro cucina, in continua evoluzione e cambiamento.